ArcheoFOSS 2020
Valutazione integrata delle dinamiche di rischio di erosione del suolo in presenza di depositi archeologici. Il metodo proposto dal progetto RESEARCH (Remote Sensing Techniques for Archaeology)

Fabiana Battistin

f.battistin@unitus.it

https://unitusdistu.academia.edu/FabianaBattistin

Dottoressa di ricerca in archeologia classica, è attualmente titolare di un assegno di ricerca presso l’Università degli Studi della Tuscia. Le sue ricerche si concentrano preva- lentemente sull’urbanistica e l’architettura di età classica, soprattutto romana, con par- ticolare attenzione agli aspetti metodologici e interpretativi. Ha partecipato e partecipa ai progetti CLIMA (2015-18) e RESEARCH (in corso) ed è altresì coinvolta nel progetto STABLE (in corso), per conto dell’Università della Tuscia e in particolare per lo studio dei siti antichi, le procedure di valutazione del rischio e per la pianificazione e gestione delle attività di ricerca.

Stefano de Angeli

deangeli@unitus.it

https://kataclima.academia.edu/DeAngeliStefano

Stefano De Angeli (Urbino, 28/09/1959). Ha studiato a Urbino, Roma e Heidelberg. Dal 1995 al 2005 è stato ricercatore di Archeologia classica presso l’Università degli studi della Tuscia. Dal 2006 è professore associato di Archeologia classica presso il mede- simo Ateneo. Ha partecipato e partecipa come responsabile scientifico di UO a diversi PRIN (2000-2002-2004) e a diversi progetti europei sia come partner (EMAP/2013-18; STABLE/in corso) che come coordinatore scientifico (CLIMA/2015-18; RESEARCH/in cor- so). È stato co-responsabile scientifico della missione archeologica presso l’Oasi di Fa- rafra (2009-2015) e dirige la missione archeologica presso il sito di Falerii Novi.

Federico Valerio Moresi

https://orcid.org/0000-0003-4648-4373

Federico Valerio Moresi (Roma il 09/07/1984). Geologo. Dottore di ricerca in Architet- tura del Paesaggio e dell’Ambiente presso l’Università di Roma “Sapienza”. Laureato in Scienze Geologiche con specializzazione in Geodinamica Geofisica e Vulcanologia nel 2009. Iscritto all’ordine dei Geologi del Lazio dal 2011. Docente a contratto di Geologia presso l’Università degli studi della Tuscia di Viterbo dal 2017.

Giancarlo Pastura

g.pastura@unitus.it

https://www.linkedin.com/in/giancarlo-pastura-84974359/

Giancarlo Pastura (Narni, 1983). Ricercatore presso l’Università degli Studi della Tuscia, dove insegna Archeologia cristiana e medievale. Laureato nel 2009 presso il medesimo Ateneo, ha conseguito un master di II livello e il Dottorato di ricerca presso “Sapienza” Università di Roma. Dal 2015 al 2019 è stato titolare di un assegno di ricerca “Sviluppo di tecnologie di remote sensing applicato ai Beni Culturali”. Direttore del Museo Arche- ologico dell’Agro Cimino, delle catacombe di Sant’Eutizio e del complesso Orte Sotterra- nea, partecipa a diversi progetti europei quale responsabile delle indagini geofisiche e del rilievo tridimensionale. Ha al suo attivo oltre quaranta contributi scientifici.

Matteo Serpetti

mse@alma-sistemi.com

https://www.linkedin.com/in/matteo-serpetti-020b56128/

Matteo Serpetti (Terni, 27.05.1981). Laureato nel 2007 in Conservazione dei Beni Cultu- rali (Università degli Studi della Tuscia), dal 2007 al 2009 ha frequentato un Master di II livello in SIT (Università di Roma “Sapienza”), nel 2011 un corso per l’uso dei software Grass/Qgis. Nel 2014 ha conseguito il diploma di scuola di specializzazione in Beni Archeologici (Università di Roma “Sapienza”). Dal 2007 partecipa a ricerche promosse dall’Università degli Studi della Tuscia e dall’Ufficio SIT Per i Beni Culturali del CNR di Roma. Dal 2016 fa parte della missione archeologica di Poggio Gramignano (Arizona University). Dal 2017 partecipa a progetti europei: CLIMA, RESEARCH e STABLE.

L’erosione del suolo può essere definita come la progressiva rimozione dal- la superficie di strati di terreno, attraverso il distacco e trasporto di singole particelle a opera di vari agenti, sia naturali che antropici. Questo fenomeno di asportazione del suolo può causare danni significativi al patrimonio ar- cheologico esposto o ancora sepolto. Al fine di proporre buone pratiche di valutazione del rischio dei siti archeologici, il progetto RESEARCH (REmote Sensing techniques for ARCHaeology ), sulla base di un metodo innovativo, ha definito un articolato flusso di lavoro in grado di elaborare in maniera integrata dati archeologici e geologico/ambientali per produrre, attraverso un software di tipo Open source (QGIS), una più dettaglia mappatura del rischio di erosione del suolo sul patrimonio archeologico.

Il presente metodo è stato verificato su un’area campione, all’interno delsito archeologico di Falerii Novi (Viterbo, IT), la cui area urbana, delimitata da un circuito murario in blocchi di tufo, conserva una complessa strati- grafia archeologica. Il sito, nonostante sia stato sottoposto a vincolo, è at- tualmente utilizzato a scopo agricolo, con conseguente incremento di gravi fenomeni erosivi, che comportano un aumento del rischio per la conserva- zione del deposito archeologico.

La presenza di strutture sepolte nell’area è stata confermata e localizzata attraverso un’indagine magnetometrica effettuata alla fine degli anni ’90 e recentemente riconfermata da una completa mappatura effettuata con strumentazione georadar, i cui risultati hanno altresì consentito di stabili- re lo spessore della coltre di suolo che separa il piano di campagna dalle singole strutture sepolte e dalle relative stratigrafie archeologiche più su- perficiali.

Per la valutazione dell’erosione del suolo e dei conseguenti accumuli sono state eseguite una serie di simulazioni (tramite dei modelli open source, quali RUSLE 3D, SIMWE e USPED) che, interpolando dati ambientali e del suolo, hanno generato delle mappe di erosione del suolo per la valutazione del quantitativo di materiale asportato e deposto nell’area di studio.

I dati prodotti da questi due differenti flussi di lavoro sono stati poi elabo- rati in forma automatizzata all’interno della Piattaforma RESEARCH, svilup- pata in ambiente QGIS. Ciò ha consentito di generare mappe di minaccia dell’erosione del suolo e mappe di vulnerabilità archeologica, che succes- sivamente combinate fra loro hanno prodotto delle specifiche mappe del rischio.

Tali cartografie costituiscono un utile strumento per il monitoraggio di aree di grande estensione e possono essere utilizzate da enti e istituzioni pre- posti alla tutela e alla conservazione del patrimonio archeologico, per la pianificazione di interventi sul lungo periodo.